Tieni un capo del filo, con l’altro capo in mano io correrò nel mondo.

E se dovessi perdermi, tu tira”.

Ora… Se non l’avesse scritta Margareth Mazzantini questa frase, ma Alessandro Fabian, ci si sarebbe fermati al punto: “io correrò nel mondo”. Fine.

Fosse per lui, non credo sia sempre così felice del fatto che io tenga l’altro capo del filo in mano e che, così, ogni tanto (devo dire anche con una certa foga), io dia un bel tirone che lo riporta alla base. Lui sicuramente preferirebbe scorrazzare libero e felice in giro per il mondo, senza neanche l’obbligo (più o meno espressamente vincolante) di farsi sentire almeno una volta al giorno (jet lag permettendo).

Poi diciamocelo, non è che non lo faccia lo stesso quello che vuole: i ritiri e le gare li stabilisce con il suo coach, quando (e se!) si ricorda, me li comunica, e io, più che brontolare un po’ e lamentarmi del fatto che dopo due mesi via stia a casa solo due-tre settimane, poi non è che possa farci granchè, e me la metto via. Ma se la montagna non va a Maometto (cioè se Fabian non torna alla base a intervalli regolari e accettabili), sarà Maometto (in forma femminile, cioè io) cha va alla montagna.

In termini neanche troppo figurati, visto che ho giusto appena abbandonato

“questa lunga estate caldissima” (tribute 883) a Padova per venire sui Pirenei, a 1600 metri di altitudine (poi vado anche a 2000), con una valigia contenente felpe, piumino e pigiama lungo, visto che alcune mattine si toccano gli 8 gradi e si trovano perfino i ghiaccini sulle sedie della piscina. Io che amo il mare e starei ore a prendere il sole in modalità lucertola, giusto per immagazzinare un po’ di riserve di calore per l’inverno.

Ma si sa, per amore si fa questo ed altro.

Compreso:

-rinunciare agli unici mesi caldi dell’anno (per me, tanto lui al caldo ci va anche in inverno);

-allontanarsi da casa abbandonando una sorella in evidente stato di gravidanza con altri due figli piccoli, perdendosi la nascita del terzo e lasciando un vantaggio di una ventina di giorni alla fidanzata di mio fratello per vincere il titolo di “zia preferita” del piccoletto;

-perdersi almeno cinque compleanni di amici importanti, più quelli di entrambi i genitori e fratello;

-costringere la nonna Rita a dire un rosario in più al giorno, per un mese e mezzo, dedicato esclusivamente ad un’unica intenzione di preghiera: quella di far tornare a casa sana e salva una delle sue nipoti dall’America («E ostia anche al toso che me la porta via…! E sarà mica robe da fare…»).

Davanti a tutto questo, la risposta di Alessandro Fabian è una sola: un sorriso sornione e la solita battuta: «Ma dai, Vale, che se non ci penso io, chi è che ti movimenta così la vita?».

E in quei momenti il filo lo lasceresti proprio, perché capisci che CON ALE NON VALE.

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