Una delle frasi più frequenti che mi sento dire?
“Che bello, viaggi con lui in giro per il mondo, dev’essere bellissimo!”.
No, non proprio.
Penso siano queste le prime volte in cui lo seguo in ritiro, e solo in estate, visto che durante l’anno io sono a scuola, indissolubilmente legata ai miei fanciulli (e alle mie colleghe!).
La cosa paradossale è che comunque, anche se viaggio prevalentemente “PER lui”, non viaggio quasi mai “CON lui”. Quindi nessuna coda in attesa dell’imbarco tenendosi romanticamente per mano, nessun ritiro bagagli appoggiati l’uno all’altra chiacchierando e scambiandosi sguardi innamorati, nessuna spalla che mi aiuti a risolvere eventuali problemi non previsti, tipo un aereo in ritardo che rischia di far saltare la coincidenza del volo di ritorno da Rio, quando hai l’orale del concorso il giorno dopo. Apprezzo solo il fatto di essere da sola a girare per i negozi dell’aeroporto, così posso comprare tutto quello che Ale mi impedirebbe di prendere: solitamente rossetti, charm di Pandora, il Frappuccino di Starbucks, e simili.
In linea di massima ci diamo appuntamenti direttamente nelle località di destinazione; l’estate scorsa, invece, ci siamo dati appuntamento direttamente in aeroporto a Barcellona. Io venivo da casa, lui dalla coppa del mondo di Tiszaùjvàros; in realtà lui veniva anche da una festa post gara, da cui era uscito senza camicia (la sua preferita, peraltro) perché alcuni ragazzi lì, ballando e festeggiando, gliel’avevano strappata di dosso (lui ha precisato che fossero maschi, io non ho indagato ulteriormente).
In ogni caso, siamo confluiti entrambi, seppur da luoghi diversi, nel medesimo aeroporto, nel medesimo giorno, più o meno alla medesima ora (IO l’ho dovuto aspettare, giusto il tempo di essere avvicinata da uno sconosciuto che mi chiedeva dei soldi, ma tanto lui dice sempre “Cosa vuoi che succeda?” quando mi fa aspettare in luoghi così).
Nei giorni precedenti l’avevo convinto ad approfittare di quella tappa a Barcellona per dare giusto un’occhiatina veloce anche alla città, visto che nessuno dei due ci era ancora mai stato; dopo le prime reticenze e i “Sì, Vale, ma io devo allenarmi, non è che possiamo perdere tempo…”, ci siamo presi cinque ore, la mattina successiva, per vedere alcune cose, prima di partire alla volta di Les Angles, Pirenei, a tre ore di distanza. Avevo la mia tabella di marcia: pochi punti, essenziali, da vedere: la Rambla, casa Batlò e la Sagrada Familia (rigorosamente solo da fuori), la cattedrale di Barcellona.
Abbiamo camminato (o meglio, passeggiato al suo ritmo da bradipo, ché era ancora provato dalla trasferta ungherese), abbiamo visto tutto, per sfuggire al caldo siamo anche entrati a fare un giretto in una libreria. E non ho fatto in tempo a girarmi, che già l’avevo perso. Ho vagato un po’, inutilmente, poi mi sono messa a guardare le edizioni del Piccolo Principe, che colleziono in varie lingue, e me lo sono preso sia in spagnolo che in catalano. Lui l’ho ritrovato dopo un po’, perso tra i libri di storia e i saggi filosofici in spagnolo. Ha apprezzato la mia scelta dei titoli da acquistare, ma poi mi ha impedito di prendere altre due-tre cosette, ribadendo: «Ma dai, Vale, che le hai già!». E quando uno ti smonta così, ti passano tutte le voglie di shopping.
Non contento, dopo poche ore dal nostro esserci finalmente ritrovati (era già stato via un mese lui) ha anche pensato bene di farmi cadere il telefono. Dritto, di piatto. Fortunatamente senza danni, altrimenti l’avrebbe avuto lui un danno. Mentre facevamo una bella foto ricordo, mi ha guardata, sorridendo, perdutamente innamorato: «Oh, siamo insieme da neanche un giorno, e son già stufo di averti qua!».
A distanza di un anno, le cose non sono andate diversamente, un paio di settimane fa. Mi aspettavo un’ondata d’amore, baci, abbracci, ripetuti “Mi sei mancata”, ed invece: «Oh, non sta iniziare che io vengo da quattro giorni completamente da solo, e non sai che bene che sono stato». Ah, tra l’altro, alla mia richiesta: “Ti prego, Amore, adesso che sei lì da solo ad allenarti puoi scrivermi un po’ più spesso come ti muovi, quando torni dalla bici, così io sto più tranquilla se so che stai bene?”, si era già scocciato, aggiungendo, presumo anche coi dovuti gesti scaramantici: «Oh, certo che me le stai tirando tu però…».
E poi una non deve preoccuparsi… Ma tanto, CON ALE NON VALE.