Partiamo dal presupposto che per me il sabato è sacro. Nel senso che se potessi dormire tutto il giorno, o dedicarmi solo ed esclusivamente ad attività rilassanti, lo farei. Anzi, c’è stato un periodo roseo della mia vita in cui lo facevo: i miei sabati più belli sono stati quelli degli anni dell’Università, quando mi concedevo quella giornata senza studio (se non in casi estremi), e la dedicavo al recupero fisico e psicologico. Erano gli anni in cui mio fratello tornava da scuola all’una e mezza, e con tono non propriamente affabile tuonava: “Valeria. Ma sei ancora in pigiama?! …E dov’è la mia pasta???”; mentre lui e i miei pranzavano io facevo colazione con latte e cereali.

Poi è arrivato Fabian. E i sabati sono diventati giorni o di gare, o di weekend fuori per qualche evento o incontri vari, o comunque giornate da triplo allenamento, che quindi iniziavano presto, con colazione ore 8. Posso dire che ciò che ho amato di più in assoluto del periodo in cui Ale era infortunato, a maggio, è stato proprio il non dover mettere la sveglia e poter stare a letto fino a tardi il sabato o la domenica mattina (il “tardi” mio sarebbe mezzogiorno, ma in questo caso per “tardi” intendo 9, 9 e mezza, di più lui non lo tieni fermo a non far niente!). Addirittura una volta siamo perfino andati a fare colazione al bar, cosa che, in condizioni normali, sarebbe per me appuntamento fisso del sabato mattina. Devo dire la verità, comunque: è talmente poco a casa che in realtà ora sono più i sabati in cui me la posso prendere comoda e svegliarmi quando mi pare che non quelli in cui mi alzo presto con lui. Lui mi dice anche: “Ma sì, ma rimani a letto tu”, è che io mi sento in colpa e in dovere di tenergli compagnia almeno durante la colazione (che lui ovviamente preferirebbe fare da solo, senza dover parlare a nessuno appena sveglio), perciò mi alzo pure io.
Da quando mi è esplosa la vena sportiva (ci sono voluti più di 4 anni, ma meglio tardi che mai), visto che mi sveglio presto, tanto vale usare il sabato anche per allenarsi, no? Quindi magari lo accompagni in piscina, o mentre lui ha il lungo di corsa tu ti fai i tuoi 10km di camminata (tipo quando eravamo in Arizona).
Lo scorso weekend è stato uno di quei weekend improvvisati “alla Fabian”. Essendo stato a casa solo una settimana (non sarà troppo?), stavo pensando a come organizzarci tra amici e parenti, quando il giovedì sera se ne esce con un: “Pensavo di andare a Lignano domani, che ci sono i Campionati Italiani”. Ah. Ok. Basta saperlo. Un uomo non immagina neanche quante cose ci possano essere dietro un weekend da fare fuori… E quanto tempo prima sia necessario saperlo per potersi organizzare al meglio. Ma ormai i miei weekend improvvisati sono sempre fatti con metà delle robe che mi servirebbero, con un sacco di cose che alla fine non uso e con quelle che dovrei usare che rimangono a casa. Un classico.
Alla fine, comunque, venerdì sera partiamo per Lignano. Il sabato mattina, prima della gara, Ale avrebbe dovuto fare non uno, ma due allenamenti: un’ora e mezza di corsa e un 4000 di nuoto. Pensiero del giorno: “Bene, come al solito non sarà un sabato rilassante”. Pur vedendo che non avevo minimamente le forze necessarie per riemergere da sotto le coperte, mi butta là un: “Ti va di seguirmi in bici mentre corro?”. E che fai, gli dici di no? Oltre ad essermi gelata gambe, mani e naso, per aver sottovalutato le temperature ben poco estive delle mattine di settembre, alla fine mi sono pure trovata ad essere io quella incitata da lui, mentre correva portando la mia bici in spalla su e giù per le scalette di ferro di due cavalcavia (perché i suoi percorsi non possono essere lineari, deve esserci sempre qualche elemento di “vivacità”): “Dai, dai, dai, Vale… Frequenza, frequenza con quelle gambe!!”- Io giuro che prima o poi lo ammazzo.
Ma la cosa più tragica è stata senza dubbio quando ho iniziato a sentire la sveglia del mio telefono provenire dal cestino della bici. “Ale… Ma tu ti rendi conto che sono LE OTTO (8!!), e noi siamo già in giro da dieci minuti, DI S-A-B-A-T-O M-A-T-T-I-N-A???”.

E penso che, ormai, non ci sono più i sabato mattina di una volta, CON ALE NON VALE e conta poco pure la sacralità dei momenti sacri.