Tra le tre discipline che comprende lo sport di Ale, devo dire che l’unica a me più affine poteva essere solo la bicicletta. Se non altro perché dalla quarta elementare fino all’ultimo anno di Università è stato il mio mezzo di trasporto più utilizzato (chi è totalmente ostile agli autobus e ai pochi parcheggi del centro, di solito macina chilometri e chilometri quotidiani in bici, con qualsiasi temperatura esterna).
Perciò, la bici da corsa la trovavo la cosa più vicina a ciò che avevo sempre fatto (visto che a nuotare ho imparato a 28 anni e a correre seriamente… l’anno prima!).
Non sono però una che si accontenta di tutto: quando ho detto ad Ale che mi sarebbe piaciuto prendere la bici, ho chiarito subito le specifiche tecniche che desideravo. Che non sono le “solite” specifiche tecniche, che uno si aspetterebbe (cambio elettronico, telaio in carbonio, robe così): no, la mia bici doveva avere un bel COLORE. Le possibilità erano tre, chiarite nell’ordine a Fabian: fucsia, bianca, azzurra come la sua. Tutto il resto, cambiava poco, che facesse lui, tanto non ci capivo nulla.
Con una delle sorprese più riuscite di sempre, a fine novembre questa bellissima bici è arrivata. Bianca. È ciò che conta. Mi piace tantissimo. Dopo averci pedalato solo dentro casa, sui rulli, arrivata a Fuerte ho iniziato finalmente ad usarla su strada. Di seguito le varie cose che ho capito sulla bicicletta nei miei primi giri in solitaria di queste due settimane.
-Che ad ogni discesa corrisponde una salita altrettanto lunga, e quindi non ti conviene godertela più di tanto perchè presto il prezzo da pagare arriverà. Soprattutto se comunque in discesa, controvento, devi anche pedalare: alla fine fai fatica sia nell’una che nell’altra.
-Che può diventare piacevole anche l’odore di cacca di capra, quando ti stai chiedendo se ce la farai mai a tornare viva, e improvvisamente la senti, e ti trovi a dire “WOW”, perchè sai che le capre sono a “solo” mezzora da casa.
-Che quando torni a casa Ale ti guarderà e con un sorrisetto dirà: “Ti sei stampata di nuovo il 53 sulla gamba… Dilettante!” (Poi ha specificato: “No, dai, tu avrai un 50”).
-Che la testa pesa; cosa di cui solitamente non ti accorgi quando stai in posizione eretta, o seduta, ma che si fa incredibilmente sentire quando devi tenerla a mezza altezza per due ore e più.
-Che quando hai una bici entri di diritto in un club, quello dei ciclisti, che ti garantirà il saluto di tutti gli altri che ti incroceranno (o ti supereranno), e dai suddetti saluti capirai le loro condizioni (“Hi”, o “Hola!” a voce ok, stanno bene; cenno della mano poggiata sul manubrio: sono concentrati e stanno facendo fatica; cenno del capo: stanno tirando gli ultimi, ma hanno ancora le forze per salutare un “collega” nelle stesse condizioni).
-Che se hai sempre preso in giro Ale perchè da gennaio a maggio sembrava avesse il completo da bici dipinto addosso, abbronzato solo fino a metà braccia e metà coscia, adesso tu, inorridita davanti ai primi segnali di abbronzatura da ciclista, devi correre ai ripari subito, prima che la situazione degeneri, e ad ogni ora di bici ne deve corrispondere una, uguale e contraria, a prendere il sole. Con il fiato sul collo della tua futura testimone che, periodicamente, ti manda messaggi minatori: “Stai prendendo il sole in modo omogeneo, VERO?”.
-Che quando entri sfinita in camera, anziché rispondere un semplice “Bene” alla sua domanda “Com’è andata?” ti ritrovi a dire: “Sono morta, ho male il collo, mi dava fastidio la cinghia del caschetto che batte sul pomo d’Adamo o su qualsiasi altra cosa abbiamo noi donne lì sulla gola… e mi danno fastidio perfino i capelli sulla testa!”
CON ALE NON VALE, perchè a quel punto lui farà una mezza risatina e gli sfuggirà un: “Capisci ora…?”
…ma questa è una questione che merita un ulteriore approfondimento a parte.