A novembre, durante il cambio armadio, mi sono resa conto di una cosa: avevo troppi maglioni. Una cosa che Ale mi ripete da anni, “Hai troppa roba”, ma ho sempre fatto finta di non sentirlo, ritenendo che non fosse assolutamente una cosa degna di considerazione. Ha sempre insistito poi sulle scarpe: “Un altro paio? Vale, sei PIENA di scarpe, cosa te ne fai di un altro paio??”. Certo, non posso pretendere che un uomo colga la differenza nell’uso e nello stile di stivaletti bassi, stivali alti, in pelle, scamosciati, UGG per il freddo, ballerine, mocassini, scarpe col tacco eleganti e scarpe col tacco “informali”, parigine, slip up, zeppe, sandali estivi, infradito di gomma e infradito per uscire; e poi le scarpe da ginnastica: quelle che vanno bene con tutto, tipo le Stan Smith e le Super star, e quelle più ricercate, come quelle di velluto coi poi pon, o le New Balance rosa che, ovviamente, posso mettere solo quando ho qualcosa di rosa da abbinarci. Infine, le scarpe da corsa, su cui dovrebbe essere più ferrato: quelle che uso in questo momento, quelle che userò più avanti, quelle che avevo preso ma sono troppo piccole, quindi le uso per camminare, e quelle con cui ho corso tanto, che non posso più usare, ma che sono troppo belle e ci sono affezionata, e mi dispiace buttarle via.
A casa dei miei tutto questo si è sempre risolto con un “porto in soffitta” per poi tirarlo fuori all’occorrenza, e nessuno si è mai accorto di niente, ma essendo la casa in cui stavamo piuttosto piccola, Ale ha iniziato a notare la grande quantità di scatole impilate, di scarpiere occorrenti, il via vai nel cambio stagione tra il garage e l’appartamento su, per tenere più a portata di mano le scarpe per quel periodo. Facile per lui (che comunque almeno 10 paia che girano le ha, eh), ma solo perché gliele ho sempre lasciate tutte comode su, e poi per quelle da bici e da corsa aveva comunque la sua stanzetta; ma d’altra parte la differenza per lui è: scarpa sportiva-scarpa elegante.
In ogni caso, tralasciando le scarpe che hanno il loro perché, con grande rammarico, a novembre, ho dovuto riconoscere che, riguardo ai vestiti, poteva anche aver ragione: avevo davvero troppi maglioni. Maglioni più pesanti, più leggeri, più semplici e più ricercati: anche quelli avevano il loro perché, ovviamente, per essere finiti nel mio armadio. Il punto è che, ormai, non ci stavano più. E si sa che quando un armadio è troppo pieno, non ti permette di vedere bene, e tante cose finiscono per rimanere inutilizzate per tutta la stagione. Dopo aver riempito il letto matrimoniale di pile di maglioni, ho iniziato a prendere quelli che da due-tre anni non avevo mai messo; fatto una borsa e dati a mia sorella.
Ho avuto anche un periodo, all’università, in cui amavo le camicie. Ne ho comprate tantissime, senza poi utilizzarle, perché in realtà in inverno, sotto i maglioni, preferisco le maglie in cotone, le camicie mi fanno freddo. In primavera-autunno, però, quando potrei usarle da sole, o ho troppo freddo o diventa troppo caldo all’improvviso, perciò avevo questa quantità di camicie praticamente nuove, mai usate. Queste però non potevo certo passarle a mia sorella: di solito si dice “Quando distribuivano le taglie abbondanti, io ero in fila per qualcos’altro”… Non ho ancora ben capito per cos’ero in fila io, quella volta, fatto sta che con tre taglie di reggiseno di differenza, le camicie facciamo fatica a condividerle. Le ho messe da parte per mia cugina di 11 anni, tanto più o meno….
Ma mi ero presa un impegno quel giorno, a novembre: per tutto l’inverno, non mi sarei dovuta comprare neanche un maglione. Ardua per me eh. Ma confidavo anche nel fatto che, in periodo saldi, sarei stata in giro con Ale, perciò distante dalle tentazioni. oggi, a distanza di 4 mesi, posso dire che: ho fallito miseramente! ….E invece no!!! Scherzavo, ce l’ho fatta, e alla grande anche, nel senso che non solo non ho comprato maglioni, ma neanche pantaloni, completini intimi, e addirittura neanche un pigiama! (…ok, diciamo che avevo fatto “rifornimento” di tutto negli anni scorsi). Insomma, sono stata bravissima, ho mantenuto l’impegno preso, e con molta soddisfazione dicevo ad Ale: “Sai, oggi sono andata al centro commerciale, sono entrata in un negozio… -e lui lì si sedeva, pronto per accogliere la tragica notizia- …e alla fine non ho preso niente. Anche perché non mi serviva sul serio…”. E senti che lui ricomincia a respirare con regolarità, pericolo scampato, la “terapia” sta funzionando…
Però… C’è un però. Piccolo. Anzi… non proprio piccolo. Diciamo… Meno grave? Forse… in realtà qualcosa di grave potrebbe anche esserci. Una deriva pericolosa. Non è che non ho comprato proprio niente niente in questi mesi, solo… ho cambiato genere.
Diciamo che come abbigliamento sportivo spesso riciclo pantaloni e maglie di Alessandro, magari di vecchi sponsor. È anche vero però che, solitamente, si tratta di vestiti neri, gialli fluo, azzurri. Diciamocelo, lui di ROSA non ha niente. E sta cosa non va bene. E poi comunque un po’ grandi mi sono le sue maglie. Le scarpe ovvio, ha il 45.5… Insomma, ho iniziato a fare shopping di abbigliamento sportivo. Che in realtà, è una delle mie motivazioni principali nel fare sport. Difficile che io mi possa presentare a scuola con delle scarpe da ginnastica fucsia, o con una canotta giallo fluo, o rosa salmone. Eppure io alle gare di Ale vedo sempre le donne vestite di colori sgargianti, con queste scarpe appariscenti e coloratissime… e poi sempre abbronzate (sì, coi segni, ma alle gare ci fai poco caso, sono belli anche quelli). Quindi dovevo per forza fare sport anch’io per poter mettere quel tipo di abbigliamento. Così ho iniziato a correre.
No, non credete che mi abbia convinto Fabian, che mi abbia motivato, anzi, lui ci tiene sempre a mettere in chiaro che non mi ha costretta lui a correre, a iniziare a nuotare e neanche a voler la bici; anche perché avevo già fatto più di 4 anni anni “indenne” dall’essere contagiata dalla passione sportiva, e a lui è sempre andato bene lo stesso.
Fatto sta che hanno iniziato ad arrivare pacchi: Asics, Nike, Under Armour, Reebok, e poi di nuovo Nike…
“Huston: abbiamo un problema”. Questa deriva sportiva mi ha portato adesso ad avere un problema di “troppa roba” nell’altro armadio, ora, quello dell’abbigliamento tecnico (che è, per forza di cose, molto più piccolo dell’altro, ed è pure in condivisione con Fabian). E lui, per quanto secondo me preferisca questo nuovo modo di fare shopping compulsivo (di solito faccio tutto quando lui è in ritiro, per compensare le carenze affettive dovute alla distanza), su alcune cose non cambia parere.
CON ALE NON VALE, che compri abbigliamento sportivo o normale, continuerà sempre a ripetere: “Vale, ma UN ALTRO paio di scarpe? Ma cosa ti serve…?”.