Me l’avevano detto tutti, fin da subito, quando ho iniziato a parlare di scarpette con attacchi. Ma era un passo da fare, non potevo continuare ad andare via coi pedali e le scarpe da ginnastica. Ale un giorno mi ha guardata uscire in bici e mi fa: “Sei la neofita più tecnica che abbia mai visto”. Sì, tecnica, coi suoi completi da bici, ma con le scarpe normali; e quindi, arrivata qui a Palma, ho fatto la mia prima esperienza con le scarpette da bici. E sì, sono caduta. Subito, appena uscita dal garage dell’hotel. Nel modo più classico e che tutti mi avevano descritto: sganci a destra, ma il peso va a sinistra, e tu, inerme e impotente, non puoi far altro che andare giù, da fermo, a rallentatore, consapevole dell’impatto imminente. Ale poi mi ha chiesto, valutando gli ematomi: “Ma scusa, non hai messo giù le mani?”. Amore, la mia prontezza di riflessi, in quel momento, stava semplicemente pensando: “Ok, sta succedendo davvero, sto cadendo…”
Comunque, dopo quella prima volta, è andato tutto bene. Apparte il vento. Ho provato a dire ad Ale che secondo me, qui, a Palma, soffia più forte che a Fuerteventura, ma mi ha risposto: “No, Vale, credimi. È che tu a Fuerte, quando vedevi il vento, non uscivi”. Vero anche questo.
In ogni caso, ieri è stata una tappa importante del mio training da ciclista: ho fatto la mia prima salita. Salita vera, lunga, intendo (anche se per me erano salite vere anche i sali-scendi di Fuerte). Io, che tuttora penso che boh, i Colli Euganei non so se ce la farei a farli, neanche dopo due mesi di ritiro coi triatleti… Ero dubbiosa perciò, mentre Ale mi mostrava il percorso: “Ma secondo te ce la faccio?” “Ma sì, un po’ alla volta, sarà lunga 3km, vai su piano…”. Sempre per via del I THINK YOU CAN DO IT. ( http://conalenonvale.com/2019/03/31/run-baby-run/)
E insomma, proviamoci. Prima cosa entusiasmante della salita? Ho scoperto perché l’insalata che almeno metà di loro prende quasi quotidianamente si chiama Tramuntana: è il nome della salita. Ed ho anche capito perché un giorno uno si è confuso e ha chiesto una Formentora (la Tramuntana si trova a Cap de Formentor) e, vista la faccia perplessa del cameriere, ha poi aggiunto: “Vabbè, quella col nome della salita”.
Sono andata su bene, con la vista del mare, il cambio funzionava dopo l’intervento meccanico di Ale, i muscoli bruciavano il giusto, il vento contro solo a tratti… Alla fine, non è stata poi così tragica. Anche perché volevo a tutti i costi provare la sensazione di arrivare in cima. E infatti…. Che figata!!! Il senso di potenza per avercela fatta, da sola, la vista del mare sotto di me…
È durata poco: dopo l’iniziale soddisfazione, ha iniziato a farsi largo l’ansia. Ok. Ora come scendo?
C’erano due discese possibili: una proseguendo la strada, una tornando indietro da dove ero appena salita. Solitamente uno prosegue dritto. Ma avevo un dubbio: quando avevo guardato la strada da Google Maps, non mi sembrava che si ricongiungesse al paese…
Chiamo Ale. Non risponde. Riprovo. zero. E sì che cavolo, dovrebbero essere già arrivati loro… Chiamo ancora. Non risponde. Penso: “Certo che, fosse per lui, uno fa in tempo a morire…”.
Mi richiama: “Cos’è successo??”. Al suo tono allarmato, mi sono anche sentita un po’ in colpa, però per fortuna avevo insistito nel chiamarlo: ho scoperto che, se malauguratamente avessi scelto di proseguire la strada, sarei arrivata ad un faro (bellissimo), sulla punta dell’isola, ma che poi avrei potuto soltanto girarmi, tornare indietro, e rifare anche l’altra salita (“Guarda che è lunghetta…”- Tranquillo, non ho nessuna intenzione di farla!).
Perciò mi sono girata e, pian pianino, credo consumando i freni, sono scesa giù. Ho preferito non dar peso a quello che probabilmente si stavano chiedendo i ciclisti che salivano e che mi salutavano dall’altro lato della strada, ossia: “Ma perché questa va così piano in discesa?”. Questione di priorità. La mia era arrivare sana e salva ai piedi del monte (collina, dai).

Arrivata in hotel, e fatta la doccia, mi sono buttata sotto le coperte e sarei rimasta lì tutto il pomeriggio.
CON ALE NON VALE, comunque, perché lui, dopo avermi incoraggiata con i suoi: “Ma sì che ce la fai”, “Certo che puoi farcela”, dopo il “Cos’è successo?” allarmato nella telefonata, e dopo avermi chiesto dove fossi, davanti al mio: “Eh, sono in cima al Formentor” (“…e ti avevo detto che sarei andata qui, stamattina…”) mi ha risposto: “MA VERAMENTE SEI SALITA?!?! Wow, e com’è andata?”.
In quel momento ho fatto finta di non notare la reazione sorpresa e il suo tono incredulo… Ma li ho notati benissimo…