I giorni di festa, il sabato, le vacanze dalla scuola, per me hanno sempre significato un’unica cosa: DORMIRE. 

Sì, lo so, mi piacerebbe tanto essere una di quelle che la mattina si svegliano presto e riescono a fare un sacco di cose, o che vanno a correre all’alba prima di andare al lavoro. Sono sicura che sarebbe una vita più attiva, soddisfacente, per certi aspetti. Ci ho pensato, qualche volta… Ma sono rinsavita subito. 

Qualche giorno fa stavo riflettendo sul fatto che, entrando a scuola più tardi, alcuni giorni, alle 9.15, magari il nuoto dalle 7 alle 8 ci poteva anche stare; poi avrei comunque un’ora di tempo per asciugarmi e prepararmi, ma… Perché auto-infliggermi questa “violenza”, se posso dormire di più la mattina?

Eh, così è: a me piace dormire, sempre stato, fin da piccola, quando a neanche una settimana, appena tornata dall’ospedale, ho dormito subito tutta la notte, 8 ore di fila. I miei non potevano certo lamentarsi, fino a che una mattina, a 3 anni, non riuscivano più a farmi svegliare. Non capita più che mamma e nonno debbano portarmi dalla pediatra per poi sentirsi dire che, semplicemente, avevo tanta voglia di dormire, ma che Ale rientri dopo il primo allenamento e mi trovi ancora raggomitolata sotto le coperte, senza alcuna intenzione di uscirne a breve, beh, questo ancora capita spesso. Di solito inizia a tirarmi via il piumone di forza (sa che mi fa imbestialire e mi rovina la giornata), e inizia a dirmi: “Dai Vale, vieghene fòra!” (un modo per dire “Supera questo momento di grossa difficoltà… e datti una mossa!”). 

Con quest’indole, non è difficile immaginare quanto per me sia lontano anni luce sacrificare ore di sonno di mia spontanea volontà: tanto lo so che, prima o poi, per la legge del contrappasso, sarò punita per tutte le ore che passo a letto ora. Ovviamente spero che questo presagio non si realizzi, ma ho come la vaga idea che i nostri figli su questo prenderanno dal papà… e di certo, da piccoli, avranno in mente tutto tranne che stare a letto a dormire.

Mi sono resa conto che, ultimamente, i giorni di festa non sono più come prima. In realtà forse il “problema” si era già presentato la scorsa estate, in Arizona, quando alle 8 del mattino si entrava in vasca. In estate. Ore 8. In vasca. Alle 7.35, inesorabilmente, si apriva il portone del garage, e più di qualche volta lo sentivo da sopra, con lo spazzolino in bocca, o con la tazza di caffè ancora in mano. Ma lì ok, sei in ritiro, tutti i giorni sono uguali in un certo senso e feste non ce ne sono, il “rest day” è solo il giorno del viaggio, in cui fai “solo” un allenamento.

 

In queste settimane di ponti e festività non ho mancato neanche un appuntamento di quelli “tipici”, da ciclisti: Pasquetta, 25 aprile, 1°maggio. Ogni volta, prendendo la bici, mi chiedevo: “Ma lo sto facendo davvero?”. Davvero mi sto alzando presto per andare via in bicicletta, il 25 aprile? Quando la gente normale fa altro, si alza con calma, fa colazione fuori, va a fare una grigliata dagli amici, al massimo una passeggiata coi cani. Quella del giro in bici nei giorni di festa è una cosa solo da triatleti, oltre che da ciclisti. 

E allora penso a tutte le volte in cui, dalla mia bocca, sono uscite queste esatte parole: “Oh, ma ‘sti sfigati che vanno in bici tutta la mattina… Ma non hanno niente di meglio da fare, ma non possono stare a letto ogni tanto…?”.

E io ora sono mesi che faccio il lungo della domenica. 

E io ora ho fatto 40 km a Pasquetta.

E io ora ho fatto 3 ore di bici il 25 aprile (con un piccolo stop sufficiente per cadere da ferma, e farmi soccorrere da un papà che aveva già sua figlia di 5 anni vicino che piangeva dopo essere caduta per terra). 

E io ora ho fatto il giro del 1°maggio, e non un giro a caso, ma ho fatto la mia prima “Teolo”, cioè la salita dei Colli che tutti qui conoscono e fanno, ed io ovviamente me ne ero tenuta ampiamente alla larga finora… 

In realtà mio cognato mi ha poi detto che la sua idea iniziale era fare Teolo- Castelnuovo- Torreglia (50km), ma avendo la “libera uscita” limitata, con tre figli a casa impazienti di andare a fare la grigliata del 1°maggio (giustamente, dopotutto è questa, la “normalità”) dagli amici, abbiamo dovuto accorciare (e per fortuna!).

Giusto per tenere onore agli impegni del buon ciclista, ossia quello di curare il proprio mezzo, ho approfittato del 1°maggio anche per sistemare la mia bici di tutti i giorni, quella che, secondo i miei piani, avrei dovuto utilizzare il giorno dopo per andare a scuola. L’ho lavata, ora che imparato che le bici si lavano con canna, straccio, e olio di gomito, anche se l’idea dell’idropulitrice mi allettava di più. L’ho resa un gioiellino, era perfetta. E così, tanto per fare, ho pensato anche di dare giusto una “pompatina” alle ruote. Non ne aveva bisogno, ma gonfiamola comunque, usando la pompa di Ale, e arrivando ai livelli di pressione che lui mi ha dato come riferimento… 

Perché la cosa bella di Ale, è che lui mi dice le cose… Ma poi omette. Omette i dettagli, per lui. Per me, sono cose importanti. Decisamente importanti! “Uno ci arriva da solo”, si dirà… “Beh, era scontato”, si può pensare. NO. Non era scontato. 

Non andrò a scuola in bici i prossimi giorni. Il mio 1°maggio da perfetta ciclista non si è concluso nel migliore dei modi. La ruota anteriore ha retto bene. Quella dietro… Non ho fatto in tempo a girarmi.

CON ALE NON VALE, perché anziché consolarmi, o essere partecipe della mia tristezza e delusione, al mio messaggio: “Ho appena fatto una scoperta illuminante… Le ruote delle bici normali non si possono gonfiare tanto quanto quelle delle bici da corsa…..”, mi ha risposto: “Hai scoppiato la camera della bici normale?”. 

E io non fatico ad immaginare la sua espressione in quel momento. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *