Non appena Ale mi ha chiesto di sposarlo, la macchina dei preparativi si è subito attivata. Totalmente in linea con una parte fondamentale del nostro carattere, eravamo, ovviamente, già IN RITARDO.
Ho capito il motivo per cui di solito la gente si organizza almeno un anno e mezzo prima: trovare il posto non è questione da poco. Dopo le prime, numerose, mail con risposta negativa (“Siamo già occupati quel giorno. Avete per caso flessibilità di data?” – Direi di no, visto che abbiamo gare il weekend prima e quello dopo anche!), ovvio che un po’ d’ansia mi sia salita. Ale era già in ritiro, a Fuerteventura, perciò la sera erano lacrime, disperazione, e frasi del tipo: “Non troveremo mai un posto bello, e libero!” e ogni tanto: “Ma anche tu, non potevi chiedermelo prima, così avremmo avuto più tempo??!!”. Lui, come al solito, era “abbandonato alla Provvidenza”: “Vale, tranquilla, vedrai che il posto giusto arriverà”.
Purtroppo, alla fine, ha avuto ragione lui. Ed è arrivato il “nostro posto”. Era quello che avevamo sempre pensato, quando si parlava di matrimonio: “Sarebbe bello farlo a Valsanzibio…”
In realtà, da come avevamo capito dal proprietario (non a caso, un triatleta), l’idea non era molto fattibile, perciò quel giorno, a febbraio, sono andata senza troppe speranze. Invece abbiamo trovato la soluzione giusta, adatta al periodo, all’orario, e alla quantità di persone che avremo.
Perché quel posto? Perché per me e Ale è stato il luogo di una bella e significativa esperienza, condivisa insieme, 4 anni fa. “Bisogna perdersi per ritrovarsi” era una frase di Gramellini che avevo letto e fatto mia in quel periodo, quando io e Ale abbiamo avuto un breve periodo di distacco, in cui ci eravamo allontanati. Il 3 maggio 2015 l’ho invitato ad un pomeriggio col Gruppo Giovani della mia
parrocchia, in cui era prevista una visita al Giardino di Valsanzibio. Ci ha accompagnati il fratello di mio cognato, don Giulio, che ha studiato a fondo la storia di quel giardino e del suo labirinto.
L’abbiamo visitato tutto e il passaggio finale è stato proprio perdersi, da soli, all’interno del labirinto. L’obiettivo: raggiungere la torretta al centro. Com’è andata? Dopo neanche 5 minuti alzo la testa e vedo Ale già sulla torretta a chiacchierare amabilmente con don Giulio. Noi eravamo distanti anni luce. Ma questo vabbè, è risaputo… In quanto a senso dell’orientamento, il ragazzo se l’è sempre cavata bene.
Festeggiare il nostro matrimonio in quel giardino ha un valore aggiunto: tendenzialmente un luogo vale l’altro, se non ha un che di significativo. Per noi, un’altra alternativa significativa sarebbe stata farlo a Sirmione. Ci avevamo già pensato, ma volendomi sposare comunque nella mia chiesa, a Padova, logisticamente poteva essere un problema. Sarebbe stato interessante, però, veder partire pullman pieni di gente vestita elegante, con direzione Sirmione, tipo gli ultras della domenica in trasferta. Tenendo conto poi della quantità di bambini sotto i 6 anni che abbiamo, non era da escludere che qualcuno potesse finire diretto dentro il lago (i miei nipoti in primis).
In ogni caso, la decisione è stata presa senza lo sposo, sulla fiducia (me ne sta dando un po’ troppa, in questo matrimonio, o è più un modo per delegare le questioni che non gli interessano?). Lui aveva un “vago ricordo” di quella villetta a lato del giardino, ma di fatto a vederla ero andata solo io. Contro ogni più rosea aspettativa, e per la mia felicità, siamo invece riusciti a far rientrare anche una prova catering e un sopralluogo alla location, previsti proprio oggi.
CON ALE NON VALE, perché quando si parlava di queste due settimane in cui sarebbe stato a casa, e del milione di cose che avremmo dovuto fare, ci ho tenuto a fargli presente: “E poi dovremmo andare a vedere la villa… Sai, mi dispiacerebbe che la vedessi la prima volta proprio il giorno del matrimonio…”. E la sua risposta, con alzata di occhi al cielo: “Vale… vedremo… Sennò…. Ci andrò un giorno in bicicletta durante un allenamento!”. Fosse stato per lui…
PS: Se volete cercare qualche immagine del giardino, per capirne la bellezza e il valore: