Fa sempre un certo effetto mettersi a scrivere in aereo, o in aeroporto. Sarà che sono in viaggio da ieri mattina, ma con 9 ore di fuso di differenza sto un po’ perdendo la cognizione del tempo e non sto capendo più molto bene le cose… Sarà che sono da sola da domenica mattina presto, quando dopo una sveglia alle 5 mi hanno depositata a Phoenix, e ho preso l’aereo un giorno dopo Ale e gli altri. Sarà il rientro a casa, che porta sempre con sé il senso di responsabilità e una sensazione di rientro alla normalità… Saranno tante cose, ma stavolta la malinconia del ritorno si è fatta sentire.
Anche se, in realtà, era già da una settimana che non vedevo l’ora di tornare a casa. Ho un sacco di cose da fare e non vedo l’ora di farle, è un mese e mezzo che non vedo i miei nipoti, ho perfino saltato il primo compleanno di uno, mentre la più grande mi scioglie ogni volta che mi dice “Mi manchi, zia” (in compenso, suo fratello rimane fedele al suo: “Zia caccona”). Non vedo l’ora di vedere le feste che mi farà Olimpia, che ogni volta rinfaccio ad Ale che lui in confronto, zero (certo, non pretendo che rischi il colpo al cuore e si metta quasi a piangere, buttandomi per terra e sbattendo la coda con una forza distruttiva, ma insomma, un po’ più di partecipazione…).
Sono felice di tornare a casa, di rivedere persone e ambienti familiari. Eppure fa sempre un certo effetto, soprattutto quando lasci un paese molto lontano. Un paese in cui le enormi differenze si sentono e si vedono, e ormai hai imparato a riconoscerle e viverle, in qualche modo. L’America e gli Americani. Un confronto interessante ma che ti stupisce, anche. Con tante contraddizioni, nello stile di vita e nei modi di fare. Dalle già citate macchine enormi che però non puoi far correre, al fatto che puoi però viaggiare in moto senza casco, guidare con il telefono in mano, e trovare le armi da fuoco nei negozi di articoli sportivi, quando vai a comprare una camera d’aria di scorta. Eppure a certe cose ti affezioni. O magari, io mi affeziono particolarmente, se guardo Ale, lui è tutto il contrario: lui non dirà mai “Mi mancherà la nostra casetta” (che in realtà era una casa enorme), non gli mancheranno i supermercati in cui ti abitui a fare la spesa, non gli mancheranno la piscina e la palestra del campus universitario. A me sì. Come mi mancheranno i pancakes e i brownies la mattina, o la piadina col bacon, perché so già che queste cose sono “parentesi”che mangi solo lì, e una volta a casa non mi sognerei mai di farmi le fettine di bacon per pranzo, o i pancakes, ma tornerò fedele al mio cappuccino con i Kellog’s. E ad un’alimentazione più sana. Però mi mancherà anche il caffè americano, l’anno scorso era diventata una droga e avevamo la macchinetta apposta, con il brik… quest’anno c’era la macchinetta con le cialde (cosa che noi a casa non avremo mai, visto che Ale non beve caffè ma è contrario alle cialde). E non posso neanche soffermarmi a dire quali gusti assurdi avessero certe cialde del supermercato: si passava dal gusto Donouts al gusto cappuccino, che abbiamo fatto l’errore di prendere un giorno, ed era talmente dolce da essere quasi imbevibile. Ovviamente a me piaceva… anche se il mio preferito rimaneva quello aromatizzato alla vaniglia. Ale mi dice sempre che con me il consumismo e le strategie di marketing attaccano alla grande; sostiene che ci voglia davvero poco per convincermi a comprare qualcosa. Credo lo pensino anche i miei, visto che in questo ultimo mese la loro taverna è diventata un deposito pacchi tipo quello di Amazon, e praticamente ogni giorno suonava almeno un corriere. Piccola parentesi: non ho idea dei giorni precisi, ma ho come intuito che, in questo periodo, in America, riaprano le scuole, Nei supermercati ci sono intere corsie dedicate al “Back to school”. Ed è inutile dire che molte delle cose che si trovano in America, da noi non ci sono. Ergo… il mio unico problema era solo quello di far stare tutto in valigia. E mi sono trattenuta! Però avrò delle bellissime penne nuove per il nuovo anno scolastico…
Insomma, tutte queste cose mi fanno tornare a casa felice. Certo, torno a casa, ovviamente, senza fidanzato. Ma questa non è una novità. Certo che trovarsi, dopo un mese insieme, a dormire di nuovo da sola, non è mai semplice. Anche perché adesso non lo rivedo per una ventina di giorni. Mentre camminavo per l’aeroporto, mi guardavo intorno, osservavo le stranezze di questi americani, il loro stile… sono fatti a modo loro… Chissà se ritorneremo a Flagstaff il prossimo anno… Chissà se rivedrò quei posti che mi sono diventati così familiari… Chissà se un giorno, tra tanti anni, mi mancherà questa vita un po’ strana, fatta di valigie, ritiri, gare, allenamenti, viaggi in paesi lontani ma non come turisti che girano, ma come gente che va lì con il solo scopo di allenarsi e basta. Chissà… questi e mille altri pensieri, in queste lunghe ore di viaggio… Ho viaggiato un po’ combattuta tra ciò che ho lasciato, e ciò che mi aspetta. In attesa del prossimo volo aereo che sarà il 30 agosto, quando raggiungerò Ale a Losanna per la Grand Final… E sarà il weekend prima del matrimonio… cosa questa già sufficiente per farmi raddoppiare il battito… Aiuto!!!
CON ALE NON VALE, perché il messaggio della buonanotte di Ale oggi comprendeva, tra le altre cose, un “Non pensare troppo al matrimonio”. Ok, volentieri. Ma secondo me lui arriverà quel giorno e, guardandosi intorno, si stupirà di come tutte quelle cose possano essere andate, I-N-S-P-I-E-G-A-B-I-L-M-E-N-T-E, al loro posto… da sole! E sono sicura che avrà il coraggio di dirmi: “Visto, Vale, non serviva mica preoccuparsi tanto…”. Scriveranno di me sui giornali. Propongo io il titolo: “Giovane marito appena sposato aggredito dalla moglie per un -piccolo- commento fuori luogo…”.
<3 adoro!