Il 1 novembre, per me, è sempre stato un giorno importante. Nel mio non amare per niente questo mese, un po’ per il freddo, un po’ perché nel ciclo dell’anno scolastico è una periodo di stasi (non c’è l’entusiasmo dell’inizio, non si sente l’aria di Natale, e per andare a scuola c’è sempre il freddo….), il primo giorno mi ha sempre portato qualcosa di bello. Da ricordare. In particolare, tre anni fa, il 1 novembre 2016, è stato il giorno in cui mi sono lanciata per la prima volta con il paracadute. La prima volta, perché poi ce n’è stata una seconda. Esattamente una settimana fa, sabato 26 ottobre; era il regalo di un amico, per il nostro matrimonio: un lancio tandem (cioè con il pilota), da fare insieme io e Ale, dallo stesso aereo. Se io l‘ho sempre vista come una cosa “fattibile”, quasi da fare tranquillamente, complice un amico paracadutista che mi ha sempre rassicurata sul fatto che il paracadute si apre, e se non si apre c’è quello di emergenza, non si può dire lo stesso di Ale.
Io glielo avevo già proposto anni fa di farlo, prima di Rio: volevo che si rendesse conto che a volte c’è bisogno di fare un salto, anche nel vuoto, per raggiungere qualcosa di grande. Ma lui è sempre stato vagamente terrorizzato da questa pratica. Rimandava, diceva “Sì, forse un giorno”, il suo tipico “Vedremo…” che significa sempre no, alla fine. E infatti io ci sono andata da sola, tre anni fa, vedendolo come un modo per lasciarmi indietro tutti i pesi e le difficoltà di un periodo intenso e faticoso, decidendo di continuare la mia vita più leggera.
E che emozioni, quel salto! Solo che… essendo novembre… faceva freddo! Un freddo cane alle orecchie, soprattutto. Che quella volta non mi aveva permesso di godermelo fino in fondo. Ero già intenzionata, perciò, a ripetere la cosa; sarà che stavolta era ottobre, c’erano 22 gradi, e non sono stati necessari neanche tuta e guanti (quelli li volevo, se non altro perché ho sempre l’incubo di perdere la fede), ma è stato ancora più piacevole. Certo, ero anche attrezzata per le orecchie, e avevo fatto preparare bene anche Ale: doppia fascia su orecchie e collo, anche se in realtà a me poi sono rimaste tappate fino al giorno dopo.
Fatto sta che è stata una figata: se avesse potuto, Ale sarebbe tornato indietro varie volte: quando abbiamo imboccato la stradina dell’aeroporto, quando ha visto gente per aria che scendeva, quando stavamo aspettando l’aereo, quando ci siamo arrampicati per salire, quando a 1500 metri ha visto il portellone aprirsi per far scendere i primi paracadutisti, quando poi hanno iniziato a spingere anche lui verso l’apertura…. Ma peccato, arrivati a quel punto… Ti buttano giù. Ma quello che provi all’arrivo, quando ti ritrovi seduto per terra, felice, e ripensi che per diversi minuti sei stato lassù, a volare, sentendo l’aria addosso, e il vuoto, e ti sentivi così, a “galleggiare” nel vento… Troppo bello! Come mi aveva detto il mio amico Nicholas, anni fa, dandomi il coraggio definitivo per decidermi a farlo: “Ti senti invincibile!”. Poi non so, questa secondo me è una cosa più “da maschio”, di sentirsi invincibile e onnipotente, secondo me noi donne ci sentiamo semplicemente felici, forse un po’ più coraggiose di quello che avremmo mai pensato di poter essere, ma questo si sa…. È insito nella natura femminile.
Il cielo… In un certo senso, l’abbiamo conquistato. L’aereo… Ai nostri nipoti abbiamo sempre detto, quando passava un aereo, “Guarda, un aereo, c’è lo zio Ale che è partito…”; per far loro capire che andava lontano, e che sarebbe tornato dopo qualche settimana o mesi, diciamo “Ale è andato via con l’aereo”. In questo primo 1 novembre senza il nonno Sandro, che, ovviamente, si trova in cielo, abbiamo confuso un po’ le idee: Lorenzo mi ha chiesto: “Ma quando torna?” perché, giustamente, lo zio Ale quando va in cielo poi torna. A lui e a Vittoria abbiamo fatto vedere il video di Ale che si lanciava, e ora, per lo spirito di generalizzazione dei bambini, ogni volta che lo zio Ale va via in aereo…
CON ALE NON VALE, perché vagli a spiegare a Lorenzo che, adesso che partiamo per il viaggio di nozze, e andiamo via con l’aereo, lo zio Ale non si lancia con il paracadute!