Ho scoperto che amo scrivere. Amo raccontare storie. In realtà l’ho sempre saputo, dopotutto non è mai stato un problema per me riempire i fogli protocollo a scuola, già alle elementari: quando i miei compagni faticavano a raggiungere le tre colonne nei temi, a me capitava di chiedere alla maestra un foglio aggiuntivo. La mia collega maestra di oggi riassume il tutto con un “Di certo non hai il dono della sintesi”, che si rispecchia anche nei miei verbali delle riunioni. E non posso negarlo, io quando scrivo riempio di particolari; sono stata molto contrariata quando il tutor di tirocinio mi aveva annotato sulla relazione pre laurea un uso eccessivo di aggettivi, invitandomi a ridurli. Ma scusa, mica è colpa mia se mi piace descrivere le cose con completezza e mi ci vogliono minimo 2-3 aggettivi per volta. 

Non ho mai smesso di scrivere nella mia vita, anche dopo la scuola (che poi… tuttora io “vado a scuola”). Principalmente diari, raccolte di citazioni, biglietti di auguri, d’amore, per gli amici, per lauree e compleanni, preghiere per le celebrazioni in chiesa. Tutte le mie scritture al pc passano comunque prima da un foglio scritto in un quaderno.

Ho capito che, in testa e nella vita, faccio ordine solo scrivendo. Effettivamente non so se senza i miei numerosi quaderni, riempiti pagina dopo pagina, sarei ancora qui con Ale. Scrivere mi calma, mi fa metabolizzare le emozioni, la rabbia, il dolore, la felicità. Ho capito di amare Ale scrivendo. Quando mi sono accorta di aver riempito due righe e mezzo di aggettivi che lo descrivevano, e mi sono resa conto che erano tutto ciò che avrei voluto trovare nell’uomo della mia vita, io, che ho sempre pensato di non avere un “tipo” ideale. 

Scrivere di lui, di noi, mi ha spinto anche a creare questo blog, perché mi permetteva di trovare ogni volta qualcosa di divertente anche nelle disavventure o nella nostra vita un po’ incasinata e segnata da lontananza e stress (quello che lui risolve con un “Viva la vita” e che io somatizzo nella gastrite). 

Scrivere richiede anche tempo. Tanto. Quel tempo che mi sono accorta di non avere più in abbondanza l’anno scorso, quando ogni attimo libero lo dedicavo a trovare qualche nuova idea per il nostro matrimonio, o nel realizzarla. Non che abbia smesso di scrivere eh, anzi, visto che ho scritto a mano 200 segnalibri, ognuno con una citazione diversa da un lato e i nostri nomi dall’altro!

Perché alla fine non so farne a meno. Come non so fare a meno di entrare in libreria ogni volta che vado al centro commerciale vicino casa, solo per stare un po’ in mezzo ai libri, per annusarli, curiosare, anche se quasi sempre poi li prendo online. E proprio durante l’ultima di queste visite, mentre guardavo agende e quaderni, ho trovato lui. BECOMING. Strutturato sull’omonima autobiografia di Michelle Obama, che da quest’estate mi ripropongo di leggere, solo he è un libro troppo voluminoso e

pesante per essere messo in valigia (e poi sto aspettando che la mia amica che ha promesso di prestarmelo finisca di leggerlo e me lo passi). Questo BECOMING è una sorta di diario per scrivere la tua storia, dove in ogni pagina ti si chiede di parlare di te: di un ricordo coi nonni, della tua caratteristica più bella, di un momento in cui ti sei sentito forte, di che contributo vuoi dare al mondo, di come ti prendi cura di te dopo una brutta giornata; il tutto condito da qualche aneddoto e citazione di Michelle Obama. Ma l’invito è quello di parlare di te, di raccontare una storia. E io ho tante storie da raccontare. La mia, la sua, la nostra.

CON ALE NON VALE perché in una vita di corsa con lui il tempo per fermarsi è sempre troppo poco, e non basta mai. Ma ci sono momenti, nella vita, in cui il tempo è necessario trovarlo. 

Stay tuned per nuovi racconti, nuove storie, perché tra poco il tempo per raccontare e raccontarsi ci sarà. 

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